Dedichiamoci
ora all'analisi di uno dei più longevi programmi delle reti
Mediaset, ovvero il tribunale televisivo di “Forum”, un format
evidentemente assai vincente poiché viene riproposto
sistematicamente ormai da più di 20 anni. La formula del programma,
per chi non lo conoscesse, è in se molto semplice: vi sono due
contendenti che espongono un determinato fatto ad un giudice,
esponendo rispettivamente la propria versione dell'accaduto ed
avanzando conseguentemente diverse richieste per la risoluzione dello
stesso. Il giudice, dopo essersi appartato in “camera di
consiglio”, esporrà la propria sentenza a favore di uno o
dell'altro contendente.
Questa
impostazione dello show è risultata di notevole interesse, poiché
“Forum” rappresenta il primo tentativo di introduzione della
dottrina del diritto nel vasto e variegato panorama della
televisione, poco incline a contenuti culturali o di divulgazione
scientifica, in particolare sulle reti commerciali del
biscione. Purtuttavia, questo esperimento sembra essere riuscito bene
giacché, come già accennato, il pubblico lo apprezza e continua a
seguirlo con una certa costanza, nonostante negli anni la formula del
programma sia stata più volte maneggiata, pur senza snaturarne la
struttura portante. Questi cambiamenti contenutistici sono spesso
stati propedeutici sia ad un rinnovamento del programma stesso e sia
utili (e necessari) all'avvicendamento delle diverse conduttrici che
hanno prestato il loro volto alla trasmissione. Ad ogni cambio di
conduttrice è di solito seguito anche un cambio dello show: non è
stata sempre la norma ma si è ripetuto diverse volte. È perciò
anche questo il caso di Barbara Palombelli, nuovo volto della
trasmissione che prende il posto di Rita Dalla Chiesa che
abbandona il programma dopo 10 anni.
Bisogna
primariamente affermare che il pretesto del programma è quello di
disquisire di diritto con il pubblico, attingendo dalla Costituzione
italiana e dal Codice civile in primis: i dibattimenti introdotti
dallo show si rivelano perciò propedeutici a discussioni di natura
legislativa di base, casi elementari sui quali qualsivoglia cittadino
può ritrovarsi coinvolto e, parallelamente, incentivare il
coinvolgimento diretto dello spettatore, il quale non potrà
sottrarsi dal tentativo di prendere posizione per uno dei due
contendenti. Ecco quindi che, sino all'ultima edizione condotta da
Rita Dalla Chiesa, i protagonisti di “Forum” altro non erano che
figuranti dotati di un copione e indottrinati alla personificazione
di un soggetto avente un qualsiasi problema con un rivale: poco
importava la natura del problema o la gravità dello stesso, in ogni
caso bisognava discuterne in televisione. Questo particolare diviene
di primaria importanza poiché ci rimanda a quell'aspetto di
infotainment che, inevitabilmente, rischia di sfociare nella
cosiddetta “tv del dolore”
di cui già ci siamo occupati in passato. Nel nostro caso, l'esame
diviene complesso perché se è vero che le storie raccontate a
“Forum” sono del tutto inventate, è altresì vero che queste
messinscene stanno alla base di una funzione informativa, didattica
dello show: in poche parole, storie false ma conseguenze e
spiegazioni (plausibilmente) vere. Vere perché giuridicamente
fondate, scientificamente approvate. L'intento quindi non è
coinvolgere patemicamente lo spettatore, crogiolarlo in un'empatia
complice con l'attore/contendente in studio, ma indottrinare il
pubblico snocciolando informazioni di carattere giuridico,
divulgandone la cultura. A latere di questa visione, forse per alcuni
un po' troppo buonista, non bisogna comunque dimenticare il sostrato
di surrettizia “menzogna”, l'evidente falsità d'intenti dei
contendenti, presenti in studio solo per l'esposizione di una causa
fittizia. Perciò, se ci dovessimo appellare eminentemente a
quest'ultimo aspetto, il programma diverrebbe semplicemente una
grande pantomima, e i giudici (veri) starebbero al gioco. Una visione
decisamente rispettabile, e probabilmente molto vicina alla realtà,
ma che in ogni caso non prende in considerazione la sopraccitata
funzione didattica e informativa, che comunque viene fornita al
termine di ogni causa.
Qualsiasi
sia la posizione che si decide di prendere, resta indiscusso il fatto
che l'intento del programma è quello di informare e l'atto stesso di
informare prevede dati certi, comprovati ed accettati come nel caso
della materia del diritto. In altre parole: qualsiasi sia la natura
della causa messa in scena nel programma (vera o appositamente
inventata), così come la natura dei contendenti (veri o attori che
siano) il fine ultimo della trasmissione è l'informazione, non una a
caso ma quella giuridica. Questo risulta quindi l'aspetto saliente
del programma che, in quanto tale, deve altresì intrattenere un
pubblico televisivo e non limitarsi pedissequamente a divulgare
leggi, sentenze, commi, articoli et similia. Ecco quindi che ritorna
in gioco la causa messa in luce dai contendenti, che risulta utile
anche al pubblico in studio sia per prendere posizione e sia per dare
adito ai ragionamenti più disparati, talvolta eccessivi, talaltra
chiassosi, sfociando così nella rissa televisiva tanto cara al
trash. Al di la dell'effetto che scatena la discussione in studio,
possiamo individuare due ruoli giocati dalle cause di “Forum”: il
primo è essenzialmente utile ad incentivare il contraddittorio,
mettendo in evidenza le diverse problematiche di tutti i giorni nelle
quali tutti possiamo essere coinvolti; il secondo è un ruolo appunto
divulgativo, poiché proprio a questo servono le cause portate in
televisione dai contendenti.
Ma
nell'edizione condotta da Barbara Palombelli il contenuto del
programma subisce diverse variazioni, accentuando primariamente il
suo carattere informativo: le cause non solo adempiono ai ruoli
sopraccitati ma sono utili all'introduzione in studio di esperti vari
che propongono la loro versione professionale sul dibattimento in
corso, così come a queste figure si affiancano soggetti rimasti
coinvolti in prima persona in casi analoghi a quelli trattati; allo
stesso modo, la trasmissione si è aperta (nuovamente, poiché già
era accaduto in una delle edizioni condotte da Paola Perego) anche ad
interventi d'aiuto provenienti dall'esterno, ovvero cittadini/e che
si rivolgono direttamente al giudice per avere un parere tecnico in
merito ad un certo problema.
La
seconda modifica dello show è relativa ai contendenti stessi, e per
forza di cose anche alle cause: diviene ora difficile stabilire
aprioristicamente se i soggetti siano dei figuranti ammaestrati
oppure veri contendenti: resta il fatto che, qualora essi siano
effettivamente sinceri, viene dimostrata una certa naturalezza
nell'esposizione di temi a volte così personali ed intimi dinnanzi ad
un anonimo pubblico televisivo, corroborando così, ancora una volta,
quel sottile confine che separa la tv di informazione dal più banale
infotainment. La drammaticità dei temi trattati, sovente davvero
troppo crudi e lacrimevoli, rassomiglia vagamente a quel modo di fare
tipicamente defilippico,
già trattato nel post di C'è posta per te: il parossismo
delle tematiche sfocia nel dramma praticamente in ogni puntata, con
tanto di ospiti in lacrime, videomessaggi nostalgici con musiche
strappalacrime in sottofondo e, come già accennato, riottosi
battibecchi fra il pubblico.
Se
da un lato l'aspetto informativo risulta rinforzato, dall'altro lato
l'aspetto spettacolare delle cause viene parimenti accentuato, con
l'effettivo risultato di uno sbandamento nel trash e nella becera tv
del dolore, indipendentemente dalla veridicità sia delle cause che
dei contendenti.
Un
ultimo commento spetta a Barbara Palombelli, alle prese con la sua
“prima volta” alla conduzione di un intero programma tutto suo ed
in questa nuova veste essa mette in evidenza alcuni pregi e difetti:
fra i pregi vi è senza dubbio l'essere precisa e circostanziata
nell'esposizione delle cause e nel dare spazio agli ospiti ed agli
esperti; fra i difetti va notato il suo non essere avvezza ai ritmi
televisivi, come quando si accavalla sui discorsi altrui senza
smettere di parlare oppure quando, per adempiere al suo ruolo di
conduttrice, non sa come riempire alcuni vuoti nella trasmissione,
lasciandosi andare in sconnessi giri di parole senza poi avere detto
nulla oppure, ancora, quando giunge il momento dello stacco
pubblicitario non lo annuncia affatto, limitandosi a dare
l'appuntamento “a fra pochissimo”, senza spiegare perché.