giovedì 10 ottobre 2013

Radio Belva - Recensione

Il 9 ottobre è andata in onda su Rete 4 la prima (e forse ultima) puntata di “Radio Belva”, il primo esperimento televisivo della coppia Cruciani/Parenzo, già conduttori del celebre programma radiofonico “La Zanzara”. Cominciamo col dire che il concept del programma è quello di essere l'”anti-talk”, ovvero una sorta di talk show che, in una certa misura, vuole rompere gli schemi e, a giudicare dallo spettacolo confusionario e nonsense imbastito dai due giornalisti, l'intento è stato pienamente centrato.

A tal proposito però sorge un primo dubbio, di natura puramente concettuale, una pignoleria se vogliamo, inerente proprio la natura di quel format definito talk show : se questo tipo di programma ha come obiettivo unico quello di informare il pubblico tramite la disquisizione di taluni argomenti avanzati da taluni ospiti, ovvero fornire al pubblico un discorso completo in modo che esso possa farsi a sua volta un'idea, di fronte ad un presunto anti-talk l'obiettivo ultimo quale sarebbe? L'anti-comunicazione? L'anti-discorso?

Dico questo proprio perché è stata la prima opinione che mi è balzata per la mente nell'assistere a questa trasmissione che di vero e proprio talk non aveva assolutamente nulla: ciò che davvero si è mostrato è stata un'accozzaglia disomogenea di ospiti, tanto diversi quanto superflui e tutti distribuiti a casaccio in uno studio televisivo talmente traboccante di gente da risultare claustrofobico, i quali sarebbero dovuti intervenire in un dibattito di cui non s'è capito il contenuto. Ma se tutto lo show si fosse ridotto al semplice dibattimento pacato allora non si sarebbe realizzato quel fatidico anti-talk ed ecco allora che si scatena il putiferio giacché i conduttori stessi, armati di irriverenza e di beneamata tracotanza, prima introducono l'ospite e nel momento in cui esso comincia a parlare gli danno addosso con frasi provocatorie velate di pregiudizio, lo sbertucciano pubblicamente con smaccata ironia e lo mettono alla berlina come lo scemo del villaggio nella piazza del paese.

Ma la quantità di ospiti è talmente tanta che, comprensibilmente, ognuno sente il bisogno di esprimere la propria opinione e così nascono i prodromi delle prime risse televisive, con voci che si accavallano, la tensione che sale e il tono generale della trasmissione si surriscalda, come in effetti la scenografia dello studio di Matrix debitamente camuffata suggerisce. A tutto ciò si aggiungono presunti servizi effettuati da ipotetici giornalisti, mini inchieste sullo spreco della politica che vorrebbero scandalizzare ma che invece appisolano lo spettatore che già viene ripetutamente tartassato da valanghe di talk politici incentrati su tagli e sprechi della casta e non è certo un servizio dai toni ludici a sollecitare l'attenzione sul medesimo tema; la baraonda imbastita da Cruciani e Parenzo però non si ferma qui, perché oltre a incrementare il totale caos nello studio la coppia di fatto giornalistica introduce il mattatore Vittorio Sgarbi, il guru delle risse in tv. Infatti è sufficiente stuzzicare un po' il critico d'arte che subito parte la parolaccia e la minaccia facile e se poi gli si affianca la Parietti il gioco è fatto: volano offese pesanti, doppi sensi, altre minacce e si abbozza persino un vero scontro fisico. In una parola: il caos.

Ebbene, ritornando alla perplessità che ho sollevato poc'anzi a proposito dell'anti-talk e di cosa potrebbe significare, mi sembra di poter affermare con una certa sicurezza che l'obiettivo si è rivelato esattamente quello appena descritto: seminare la più totale confusione in studio, provocare gli ospiti non per far esprimere le loro opinioni ma per prenderli per i fondelli in modo plateale. In questo modo, nonostante vi fosse in effetti un preciso argomento di fondo (la strage degli immigrati di Lampedusa e il razzismo) si è ugualmente riusciti a non parlare di nulla: ovvero, non solo si è creato un anti-talk ma si è dato vita anche a un anti-argomento. Perciò, sempre restando nell'ambito della mia personale pignoleria argomentativa, se il tradizionale talk show vuole informare ed allo stesso tempo trarre delle conclusioni dagli argomenti sollevati, l'anti-talk inventato da Cruciani e Parenzo informa senza però fornire un finale, abbozza un discorso senza darne spiegazione, in pratica non mette lo spettatore nelle condizioni di capirci alcunché sui temi trattati.

Perciò, se il talk show informa, l'anti-talk non informa? In linea generale sì, ma in via teorica assolutamente no poiché, come ben sanno i due conduttori che continuo pervicacemente a ritenere intelligenti, è impossibile non-comunicare e quindi è parimenti impossibile non-informare. Si può disquisire sulla qualità della notizia o sul suo contenuto, ma il risultato è comunque quello di avere detto (o fatto) qualcosa, di avere appunto informato.

A questo punto sorge spontanea una domanda: perché? A che pro mettere in piedi questa fiera del trash? A cosa si voleva davvero puntare con questa trasmissione? Alla pessima informazione? Al giornalismo delirante? Al totale smarrimento intellettuale? Se la risposta è affermativa, l'obiettivo è stato centrato in pieno, se invece è negativa allora bisogna ammettere che la situazione è leggermente scivolata di mano ai conduttori che nei loro intenti volevano solo mettere in video quello che facevano in radio, magari in modo più spettacolare ed euforico, ma invece hanno dovuto fare i conti con una creazione televisiva mostruosa che ha travalicato il loro controllo, una sorta di parabola frankensteiniana nella quale il programma è andato per conto suo.

Tirando le somme, due sono gli elementi peculiari che vanno salvati: in primo luogo la volontà di prendere in giro gli ospiti e di sbertucciarli pubblicamente, evidenziando l'infondatezza o la stupidità delle loro convinzioni, poiché sarebbe un sistema di trattamento dell'ospite sinora mai utilizzato ma che in molti talk politici sarebbe davvero il caso di praticare al posto della volontà dei conduttori, a volte troppo malcelata, di mantenere un profilo super partes; in secondo luogo, è da salvare e valorizzare il clima grottesco e surreale che alimenta la trasmissione, costituito sia dallo stile dei conduttori e sia dalla presenza di una serie di personaggi/figuranti travestiti totalmente fuori contesto che, pur non intervenendo, fanno da sfondo alla scenografia, così come si apprezzano oggetti e ninnoli anch'essi decontestualizzati, come il pupazzo di una capretta di fianco allo scranno di Sgarbi, un cesto di fagiolini, un busto di Lenin ed è persino stato riesumato dall'anomia Emilio Fede per appioppargli il compito di inviato speciale nientemeno che nella sede romana di Sel, là dove, stando alle sue parole, “sono tutti rigorosamente comunisti”.

Infine, alcuni semplici e banali consigli: invitare meno ospiti e in particolare evitare Sgarbi perché poi si sa come va a finire e, soprattutto, spostare il programma su Italia 1 in seconda serata, poiché si guadagnerebbe in ascolti e in qualità dei contenuti e delle tematiche trattate.

2 commenti:

  1. Ei... saresti proprio perfetto x scrivere sy deliriovaginaledeliriovaginale.blogspot.it... la controcritica stasera :) adesso stiamo tutti ancora lavorando. su Sgarbi sono totalmente d'accordo.
    Miss Fisherman's

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  2. Eppure a me pareva di averlo già visto (forse un chiambretti..?)
    E comunque Trout Mask Replica ha quasi 50 anni, magari alcuni concetti possiamo anche cominciare a considerarli banali.

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