Il
9 ottobre è andata in onda su Rete 4 la prima (e forse ultima)
puntata di “Radio Belva”, il primo esperimento televisivo della
coppia Cruciani/Parenzo, già conduttori del celebre programma
radiofonico “La Zanzara”. Cominciamo col dire che il concept del
programma è quello di essere l'”anti-talk”, ovvero
una sorta di talk show che, in una certa misura, vuole rompere gli
schemi e, a giudicare dallo spettacolo confusionario e nonsense
imbastito dai due giornalisti, l'intento è stato pienamente
centrato.
A
tal proposito però sorge un primo dubbio, di natura puramente
concettuale, una pignoleria se vogliamo, inerente proprio la natura
di quel format definito talk show :
se questo tipo di programma ha come obiettivo unico quello di
informare il pubblico tramite la disquisizione di taluni argomenti
avanzati da taluni ospiti, ovvero fornire al pubblico un discorso
completo in modo che esso possa farsi a sua volta un'idea, di fronte
ad un presunto anti-talk l'obiettivo ultimo quale sarebbe?
L'anti-comunicazione? L'anti-discorso?
Dico
questo proprio perché è stata la prima opinione che mi è balzata
per la mente nell'assistere a questa trasmissione che di vero e
proprio talk non aveva assolutamente nulla: ciò che davvero si è
mostrato è stata un'accozzaglia disomogenea di ospiti, tanto diversi
quanto superflui e tutti distribuiti a casaccio in uno studio
televisivo talmente traboccante di gente da risultare claustrofobico,
i quali sarebbero dovuti intervenire in un dibattito di cui non s'è
capito il contenuto. Ma se tutto lo show si fosse ridotto al semplice
dibattimento pacato allora non si sarebbe realizzato quel fatidico
anti-talk ed ecco allora che si scatena il putiferio giacché i
conduttori stessi, armati di irriverenza e di beneamata tracotanza,
prima introducono l'ospite e nel momento in cui esso comincia a
parlare gli danno addosso con frasi provocatorie velate di
pregiudizio, lo sbertucciano pubblicamente con smaccata ironia e lo
mettono alla berlina come lo scemo del villaggio nella piazza del
paese.
Ma
la quantità di ospiti è talmente tanta che, comprensibilmente,
ognuno sente il bisogno di esprimere la propria opinione e così
nascono i prodromi delle prime risse televisive, con voci che si
accavallano, la tensione che sale e il tono generale della
trasmissione si surriscalda, come in effetti la scenografia dello
studio di Matrix debitamente camuffata suggerisce. A tutto ciò si
aggiungono presunti servizi effettuati da ipotetici giornalisti, mini
inchieste sullo spreco della politica che vorrebbero scandalizzare ma
che invece appisolano lo spettatore che già viene ripetutamente
tartassato da valanghe di talk politici incentrati su tagli e sprechi
della casta e non è certo un servizio dai toni ludici a sollecitare
l'attenzione sul medesimo tema; la baraonda imbastita da Cruciani e
Parenzo però non si ferma qui, perché oltre a incrementare il
totale caos nello studio la coppia di fatto giornalistica introduce
il mattatore Vittorio Sgarbi, il guru delle risse in tv. Infatti è
sufficiente stuzzicare un po' il critico d'arte che subito parte la
parolaccia e la minaccia facile e se poi gli si affianca la Parietti
il gioco è fatto: volano offese pesanti, doppi sensi, altre minacce
e si abbozza persino un vero scontro fisico. In una parola: il
caos.
Ebbene,
ritornando alla perplessità che ho sollevato poc'anzi a proposito
dell'anti-talk e di cosa potrebbe significare, mi sembra di poter
affermare con una certa sicurezza che l'obiettivo si è rivelato
esattamente quello appena descritto: seminare la più totale
confusione in studio, provocare gli ospiti non per far esprimere le
loro opinioni ma per prenderli per i fondelli in modo plateale. In
questo modo, nonostante vi fosse in effetti un preciso argomento di
fondo (la strage degli immigrati di Lampedusa e il razzismo) si è
ugualmente riusciti a non parlare di nulla: ovvero, non solo si è
creato un anti-talk ma si è dato vita anche a un anti-argomento.
Perciò, sempre restando nell'ambito della mia personale pignoleria
argomentativa, se il tradizionale talk show vuole informare ed allo
stesso tempo trarre delle conclusioni dagli argomenti sollevati,
l'anti-talk inventato da Cruciani e Parenzo informa senza però
fornire un finale, abbozza un discorso senza darne spiegazione, in
pratica non mette lo spettatore nelle condizioni di capirci alcunché
sui temi trattati.
Perciò,
se il talk show informa, l'anti-talk non informa? In linea generale
sì, ma in via teorica assolutamente no poiché, come ben sanno i due
conduttori che continuo pervicacemente a ritenere intelligenti, è
impossibile non-comunicare e quindi è parimenti impossibile
non-informare. Si può disquisire sulla qualità della notizia o sul
suo contenuto, ma il risultato è comunque quello di avere detto (o
fatto) qualcosa, di avere appunto informato.
A
questo punto sorge spontanea una domanda: perché? A che pro mettere
in piedi questa fiera del trash? A cosa si voleva davvero puntare con
questa trasmissione? Alla pessima informazione? Al giornalismo
delirante? Al totale smarrimento intellettuale? Se la risposta è
affermativa, l'obiettivo è stato centrato in pieno, se invece è
negativa allora bisogna ammettere che la situazione è leggermente
scivolata di mano ai conduttori che nei loro intenti volevano solo
mettere in video quello che facevano in radio, magari in modo più
spettacolare ed euforico, ma invece hanno dovuto fare i conti con una
creazione televisiva mostruosa che ha travalicato il loro controllo,
una sorta di parabola frankensteiniana nella quale il programma è
andato per conto suo.
Tirando le somme, due
sono gli elementi peculiari che vanno salvati: in primo luogo la
volontà di prendere in giro gli ospiti e di sbertucciarli
pubblicamente, evidenziando l'infondatezza o la stupidità delle loro
convinzioni, poiché sarebbe un sistema di trattamento dell'ospite
sinora mai utilizzato ma che in molti talk politici sarebbe davvero
il caso di praticare al posto della volontà dei conduttori, a volte
troppo malcelata, di mantenere un profilo super partes; in secondo
luogo, è da salvare e valorizzare il clima grottesco e surreale che
alimenta la trasmissione, costituito sia dallo stile dei conduttori e
sia dalla presenza di una serie di personaggi/figuranti travestiti
totalmente fuori contesto che, pur non intervenendo, fanno da sfondo
alla scenografia, così come si apprezzano oggetti e ninnoli
anch'essi decontestualizzati, come il pupazzo di una capretta di
fianco allo scranno di Sgarbi, un cesto di fagiolini, un busto di
Lenin ed è persino stato riesumato dall'anomia Emilio Fede per
appioppargli il compito di inviato speciale nientemeno che nella sede
romana di Sel, là dove, stando alle sue parole, “sono tutti
rigorosamente comunisti”.
Infine, alcuni semplici e
banali consigli: invitare meno ospiti e in particolare evitare Sgarbi
perché poi si sa come va a finire e, soprattutto, spostare il
programma su Italia 1 in seconda serata, poiché si guadagnerebbe in
ascolti e in qualità dei contenuti e delle tematiche trattate.
Ei... saresti proprio perfetto x scrivere sy deliriovaginaledeliriovaginale.blogspot.it... la controcritica stasera :) adesso stiamo tutti ancora lavorando. su Sgarbi sono totalmente d'accordo.
RispondiEliminaMiss Fisherman's
Eppure a me pareva di averlo già visto (forse un chiambretti..?)
RispondiEliminaE comunque Trout Mask Replica ha quasi 50 anni, magari alcuni concetti possiamo anche cominciare a considerarli banali.