È
esattamente questo il caso di “Giass”, ovvero “Great Italian
Association”, una sorta di esperimento esplorativo con il compito
di scoprire quale fantomatica macroregione
possiede i più significativi elementi d'italianità. Cosa poi sia
questa italianità non è dato sapere. Resta il fatto che suddividere
lo stivale in nord-centro-sud e riproporre per ciascuna macroregione
gli stessi avvizziti luoghi comuni e le stesse stantie rievocazioni
caricaturali altro non fa che permeare lo show di un non so che di
già visto e rivisto, trito e ritrito in mille modi ed in ogni dove.
Perciò, ritornando alla nostra seppur apparente puerile domanda,
perché dico io ri-ri-riproporre tutto questo concentrato di
aberranti idiozie che non fanno più ridere neanche i sassi? Perché
dare in pasto agli italiani un programma che sembra non avere alcun
altro obiettivo se non quello di causare indigestione al pubblico?
Ma, soprattutto, era davvero necessario tutto ciò? La risposta è
ovviamente un secco e deciso “no”, reso ancor più marcato dalla
presenza di vecchi comici ormai in malora, prodotti avariati da Zelig
o che provengono da quella discarica di comicità qual'è Colorado.
Battute volgari, a sfondo sessuale, a tratti omofobe, venate di
tristezza e lasciate crogiolare nell'ovvietà: i poveri comici – se
così li vogliamo chiamare – non strapperebbero mezzo sorriso al
pubblico in studio se non fosse per i diktat dell'assistente di
studio che impone le risate forzate, coadiuvate da fastidiosissime
risate registrate in sottofondo.
A
quale scellerato autore è balzata per la mente questa insensata idea
della riesumazione di comici non è dato sapere, ciò che più
interessa è che l'autore principale del programma è un tale Antonio
Ricci, perciò uno che di satira e di politicamente scorretto se ne
intende. Se fino a qui il programma altro non è che una pessima
fotocopia di altri ben più quotati, il tocco del “maestro” Ricci
si nota nell'anima del programma, nella brezza che permea le battute
dei conduttori Luca e Paolo, nell'intento volutamente maldestro di
cercare le virtù degli italiani per poi rifilare al pubblico le
peggior cose. Tutto ciò si capisce sin dalle tragiche categorie
utili a snocciolare le presunte eccellenze del nostro bel paese:
incontriamo così la categoria Grandissimi Froci
che ripercorre alcuni fra i più grandi geni italiani della storia,
subito cambiata da Luca in Gay Insigni,
a suo dire più appropriato; vi è poi la categoria Stronze,
che diviene subito Donne di Carattere per
volere di Luca, che individua alcune donne d'oggi appunto stronze; ci
imbattiamo quindi nella categoria Tengo (capo)famiglia,
probabilmente la più stuzzicante di tutte, giacché altro non è che
una carrellata di “figli e figlie di” che hanno fatto carriera
grazie al benestare dei propri famigliari; parla da se invece la
categoria Tettone che
piace tanto a Paolo ma che Luca decide di cambiare in Maggiorate;
altra categoria assolutamente scorretta è quella dei Cantautori
morti nella quale ci casca
dentro anche Memo Remigi (attualmente vivo); si finisce con uno
sguardo alle generazioni future, individuate nelle web series
rientranti nella categoria Saranno Sorrentini.
In
sostanza, questo programma gioca sporco, ci fa credere di andare alla
ricerca delle eccellenze italiche per poi rifilarci il meglio
del peggio: trattasi di
un'astuzia arguta che soltanto lo spettatore attento avrà potuto
cogliere anche se a giudicare dai modesti dati d'ascolto della prima
puntata (con lo share attorno all'11%) gli spettatori attenti sono
stati assai pochi. Dello show si apprezza perciò la vena
dissacrante, il politicamente scorretto, l'ironia che sfocia in
sarcasmo e poi in volgarità, così come si apprezzano la caricatura
grottesca della presidente – pardon, presidentessa- della Camera
Laura Boldrini oppure la ricerca di Luca e Paolo dei più brutti
monumenti contemporanei in giro per l'Italia. Il programma ha senza
dubbio necessità di un ampio periodo di rodaggio per poterne
apprezzare appieno la vera natura anche se, a giudicare
dall'abominevole quantità di parolacce, forse una collocazione in
seconda serata sarebbe stata più appropriata.
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