Un noto programma di approfondimento e attualità è quello di Bruno Vespa, ormai dilagante e onnipresente da più di 10 anni nella seconda serata di Rai 1. Il pubblico del Vespa ha potuto notare una qualità decrescente dei contenuti del programma, il quale era nato come contenitore squisitamente politico per poi diventare una sottospecie di sala esposizioni dei politici più brillanti in carica, che guarda caso corrispondono con le più alte cariche dello Stato e incontrando, sempre casualmente, il consenso e la deferenza più plateale da parte del conduttore, il quale di rado ostacola o richiama all'ordine questi personaggi per dare spazio ad altri in studio. Questo carattere di prostrazione e zerbinismo di Porta a Porta nei riguardi dei potenti ha caratterizzato principalmente una fase di transizione del programma, una fase intermedia: in questo lasso temporale la “terza camera dello Stato” (come viene sovente ribattezzato il programma) è stato teatro di disdicevoli teatrini fra politici di diversi schieramenti che si sono spesso tramutati in violente risse verbali, in certi casi ricorrendo addirittura all'uso degli arti superiori, oppure in altre circostanze gli ospiti hanno deciso di abbandonare lo studio ritirandosi dal dibattito.
Sono tragicamente divenuti noti in questo programma due aspetti che io reputo inquietanti: il primo è quello dei famosi plastici utilizzati per meglio illustrare gli ambienti nei quali si sono verificati alcuni episodi di cronaca nera. Sul gesto e la volontà che stanno dietro a questa scelta non vi è nulla di male sicché l'intenzione è semplicemente quella di illustrare un luogo divenuto ben noto al paese intero e riprodotto in miniatura, con l'intento di mostrare e spiegare ai telespettatori come e dove i fatti si sono verificati. Questa intenzione diventa però preoccupante quando, sistematicamente, per ogni episodio di cronaca nera viene preparato e mostrato il relativo plastico, fra l'altro sempre più ricco di minuziosi particolari. Sembra quasi che la presenza del manufatto induca a considerare la tragicità dell'evento nello spettatore, il quale potrebbe addirittura immedesimarsi nei panni dell'assassino o della vittima e collocarsi all'interno di quella piccola realtà in miniatura. Appare evidente, se così fosse, l'intenzione di esaltare ancora di più il carattere di scandalo e sconcerto del misfatto, evidenziare l'efferatezza dell'omicidio, turbare gli spettatori mostrando loro gli ambienti e i luoghi della tragedia, come se effettivamente ve ne fosse un reale bisogno, appurato che i casi di cronaca nera, piaccia o non piaccia, sono i più seguiti e i più discussi dalle persone e ricoprono un carattere di importanza suprema capace addirittura di sovrastare ogni altra notizia, guadagnandosi le prime pagine dei giornali e ampi servizi sui telegiornali. Ma la presenza del plastico a Porta a Porta riveste anche un aspetto educativo e illustrativo, come se il pubblico non fosse capace di per se di immaginarsi l'ambiente di un delitto, come se non sapesse come agisce un assassino, come se non fosse in grado di rappresentarsi una casa. “Ecco, caro spettatore, io Bruno Vespa ti faccio vedere com'è fatta la casa dove si è svolto l'omicidio. Hai visto com'è fatta? Hai visto la camera da letto, il salotto, il bagno, i luoghi dove c'è stato l'assassinio? Guardali bene perché te li faccio vedere solo io, non è incredibile?”.
Il secondo aspetto curioso è relativo all'utilizzo della bacchetta da parte di Bruno Vespa per meglio illustrare dati e grafici sui monitor presenti in studio. Ora, considerato che non esiste programma televisivo che non abbia degli schermi di dimensioni spropositate in studio, tenuto conto che sono presenti anche in programmi di cui non ne hanno alcun bisogno, il Vespa nazionale ci tiene invece ad illustrate le cose con la bacchetta, come se i telespettatori da soli non fossero in grado capire o fossero impossibilitati alla vista, come se si fosse effettivamente a scuola: il maestro Vespa mostra agli alunni spettatori gli esercizi sulla lavagna, così gli alunni capiscono meglio e quelli che non ci arrivano da soli alzano la mano e chiedono di ripetere. Non vi è alcun effettivo bisogno della bacchetta, gli schermi sono sufficientemente grandi per vederci bene e capire con chiarezza ciò che viene mostrato, senza bisogno alcuno di un conduttore che faccia le veci del maestro.
Ordunque, questi due tragici particolari non possono che compromettere l'utile intenzione di divulgazione politica e di attualità del programma, riducendolo spesso ad una sorta di lezioncina succinta e precisina dove un conduttore/insegnante propina spiegazioni agli spettatori/alunni, rendendo meno il ruolo di approfondimento giornalistico cui aspira il programma. Nonostante ciò, bisogna riconoscere che questi aspetti possono senza dubbio risultare utili ad un gruppo sostenuto di telespettatori, anche se la maggioranza degli italiani, come si sa, non ha di certo bisogno di essere coadiuvata nella comprensione.
Oggi “Porta a Porta” sembra essere andata oltre questa fase intermedia, probabilmente Bruno Vespa si è reso conto che il pubblico che voleva educare si è forse acculturato un po' troppo riuscendo dunque a riconoscere un carattere di imparzialità nel programma. Per ovviare a ciò, Vespa sembra avere dato una piega diversa alla trasmissione: è opportuno notare quanto il numero di ospiti in studio sia notevolmente diminuito, arrivando a puntate con addirittura un solo ospite per fazione politica, o due al massimo; gli interventi degli ospiti sembrano essersi ridimensionati alle volontà del conduttore che cerca di dare uguale diritto di replica a tutti i presenti indipendentemente dal colore politico, arrivando persino a controbattere certe affermazioni o correggendo quanto da loro detto; il numero di plastici sembra essere diminuito, anche se questo aspetto è da mettere in relazione ai casi di cronaca nera che arrivano a ricoprire un ruolo di importanza nazionale. Infine, il programma continua ad essere intriso di grafici, di dati e di sondaggi, inducendo il recidivo Vespa a non rinunciare alla sua amata bacchetta.
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