Con questo post giungiamo al secondo
(ma non ultimo) esempio di buona comunicazione politica, o comunque
una comunicazione efficacie ed incisiva, capace di lasciare il segno.
In merito al Movimento 5 Stelle bisogna
primariamente fare una premessa importante, che rappresenta anche il
corpus identitario del partito di Beppe Grillo, ovvero il suo essere
un “movimento”. A tal proposito diviene necessario capire cos'è
un movimento rispetto ad un partito politico e in cosa questi due
termini si differenziano tra loro.
Innanzitutto, un movimento rappresenta
un insieme di persone piuttosto numerose che decidono di organizzarsi
in modo compatto per fare fronte ad un malessere socialmente diffuso
nei confronti del quale provano dei sentimenti fortemente negativi e,
in certi casi, subendone anche gli effetti in modo personale. Quali
potrebbero essere questi malesseri sociali contro i quali si scaglia
il movimento? Sono, ad esempio, la capitalizzazione, le banche, le
multinazionali, le industrie petrolifere, lo sfruttamento
dell'ambiente e della natura, gli abusi sulle minoranze etniche, la
supremazia della politica etc. Tutti questi temi, che vengono
genericamente identificati con connotazioni valoriali negative, non
sono propriamente tipici di una singola nazione o popolazione, ma
travalicano i confini politici e regionali estendendosi oltre ogni
frontiera fisica e culturale, realizzando in tal modo una fitta rete
di interconnessioni transculturali che consente a migliaia di persone
di scagliarsi proprio contro tutto ciò che considerano nocivo,
ingiusto e incivile per il mondo intero.
Nonostante le grandi distanze
geografiche che separano i singoli gruppi di cittadini indignati,
l'ondata di protesa riesce ad estendersi praticamente in tutto il
globo, soprattutto grazie all'ausilio delle nuove tecnologie: è da
qui che nasce il nome del movimento più celebre della storia
recente, ovvero quello nato a Seattle alla fine del 1999,che da
“popolo di Seattle” divenne “movimento global” ed infine
“no-global”. Per “global” si intende
appunto sia la grande varietà dei temi sui quali avvengono le
mobilitazioni e sia il carattere reticolare del movimento anche se
proprio questi due elementi fanno da volano ad altri due importanti
fattori che caratterizzano il movimento, ovvero quello della
disorganizzazione, con
riferimento proprio alla grande vastità del movimento stesso che
riesce a coinvolgere un indeterminato numero di cittadini rendendo
difficili i rapporti organizzativi interni, e quello
dell'informalità,
ovvero l'abbandono da parte del movimento di figure o simboli
istituzionali, di un linguaggio denso di politichese e di luoghi di
ritrovo popolari e rappresentativi.
Il movimento
perciò, avendo l'intento di presentarsi come alternativo e diverso
dai soliti sistemi di fare politica, vuole proporsi come un fenomeno
controcorrente, undreground, postmoderno, al solo fine di attirare
l'attenzione per far parlare di se e delle proprie proteste. A tal
proposito però sorge l'ennesimo problema che intacca il movimento,
cioè il modo stesso di protestare, la manifestazione dell'atto in
se: il movimento riscuote successo e notorietà per avere sollevato
molti temi sgradevoli e preoccupanti per il mondo intero rendendoli
noti e popolari, ma oltre a questo cos'altro ha fatto il movimento?
Detto in altri termini: oltre a sottolineare e rimarcare con
determinazione le tante problematiche che affliggono il pianeta, il
movimento è oppure no capace di presentare anche delle soluzioni,
delle alternative a questi problemi? È chiaro che la protesta di per
se stessa serve a ben poco se ad essa non segue anche una strategia
risolutiva ed è su questo fatto che gli analisti di comunicazione
politica avanzano le loro critiche, ovvero sulla mancanza di proposte
da parte del movimento, il quale rischia di finire per essere visto
solo come un modo per raccogliere e dare voce al malcontento
popolare.
Nel
M5S di Beppe Grillo si possono rintracciare tutte queste
caratteristiche appena citate, tenendo presente che il movimento in
questione deve essere adeguatamente ridimensionato rispetto ai
classici movimenti no-global. Limitatamente all'ambito italiano, il
M5S negli anni ha raccolto i fronti di protesta dei cittadini
indignati dal mondo della politica fatto di privilegi vergognosi e
senza ritegno, di sperpero di denaro pubblico al solo scopo di
soddisfare inezie e desideri personali aventi nullo interesse per la
collettività, di classi dirigenti vecchie composte da personaggi
seduti in parlamento dall'età adolescenziale per non parlare dei
fenomeni della corruzione, dei favoritismi e dei sotterfugi che
dilagano in ambito politico. Tutto questo ginepraio di negatività è
stato rivelato dal comico Beppe Grillo, uomo dalle indubbie capacità
manipolatorie essendo capace di attirare su di se l'attenzione degli
ascoltatori, rapiti dalle sue capacità di linguaggio intercalate da
numerose battute umoristiche ed è proprio grazie alla notorietà del
comico se il M5S ha potuto raggiungere livelli di popolarità e
gradimenti molto elevati, persino al di sopra di certi partiti come
il PDL post scandali sessuali.
Possiamo quindi
rintracciare nella raccolta del malcontento generale e nell'atto di
evidenziare i problemi i due principi cardine del movimento, divenuto
nel tempo il raduno di coloro che si erano allontanati e
disaffezionati alla politica e che videro nel M5S l'unico porto
franco di giustizia, opportunità, serietà e coerenza, tutti
principi che le la classe politica non era stata capace di
dimostrare.
Un
altro elemento distintivo del movimento di Beppe Grillo è la sua
repulsione per i mezzi d'informazione canonici, preferendo ad essi
l'utilizzo di internet
e degli strumenti e servizi da essa offerti, il blog fra tutti;
questo allontanamento, questo rifiuto dei mezzi di comunicazione di
massa come la radio, la televisione e la carta stampata non ha dato
vita ad un effetto d'impoverimento informativo degli intenti del
movimento ma, al contrario, ha stimolato l'interesse generale della
collettività a raggiungere in ogni modo i canali di informazione
privilegiati dal movimento, suscitando nei cittadini l'insorgere di
un nuovo e vivo interesse sia nei confronti del tenersi informati e
sia nei confronti della politica, o comunque di una nuova forma di
politica. Questo aspetto risulta di indubbia rilevanza poiché la
televisione più di ogni altra incarna proprio il mezzo di
comunicazione per eccellenza, quello presente pressoché in ogni casa
o in ogni luogo pubblico d'Italia, venendo quindi ritenuta come il
migliore modo per ottenere visibilità: da questa visione il M5S se
ne discosta nettamente, reputando la tv come un mezzo disinformativo,
non tanto per le sue caratteristiche tecniche, quanto invece per i
contenuti da lei veicolati, ovvero i programmi politici (i talk show)
ed i suoi conduttori, spesso giornalisti già politicamente
schierati, quindi non super partes. Lontano da questa concezionale,
il movimento di Grillo predilige il web come principale (nonché
unico) canale d'informazione, grazie al quale è possibile dare vita
proprio a quel carattere reticolare e multietnico
che lo contraddistingue, quest'ultimo in particolare consente al
movimento di essere aperto a tutti, a qualsiasi persona che si
riconosca nel fronte di protesta del M5S.
Nel
rapporto del movimento con i media possiamo individuare quello che
viene definito come “mediattivismo”,
un termine sorto pochi mesi dopo l'evento di Seattle e col quale si
fa riferimento a tre attività principali: una, già annunciata, è
quella del controllo politico
dei media, visti come canali d'informazione privilegiati dai monopoli
mediatici e politici, dai quali si mantengono le distanze cercando
realizzare dei canali d'informazione alternativi e indipendenti; la
seconda attività è quella ludica,
ovvero il gioco con i media visti come macchine da manovrare a
piacimento e da ingannare e manipolare, grazie soprattutto
all'intervento di hacker e di nuovi software per l'informazione
indipendente; la terza attività è quella creativa
che vede nel movimento il veicolo per la costruzione di un ipotetico
mondo immaginario, utopico, e che utilizza la comunicazione come una
forma di narrazione collettiva.
Anche
nel M5S possiamo riscontrare tutti questi elementi distintivi che
altro non fanno che rinforzare l'identità di questo modo
d'espressione politica che fa di tutto per non essere un partito
scegliendo di chiamarsi movimento, non vuole avere a che fare con i
media ma finisce per utilizzarli, sottolinea ed evidenzia i problemi
senza però proporre nulla di alternativo. Detto in altri termini:
gli elementi di forza del movimento sono anche quelli che ne causano
le debolezze. In ogni caso, il M5S non ha mai negato la sua natura di
movimento sociale ed in quanto tale ne subisce anche le debolezze e
le carenze di contenuti. Ma visto che il nostro discorso è
incentrato sul grado di comunicatività del movimento, non ci resta
che appurare l'indubbia efficacia dei suoi sistemi informativi, in
particolare il rapporto con la televisione che, come abbiamo visto,
invece di rendere meno visibile l'immagine del movimento ne ha
sancito la notorietà grazie all'utilizzo di internet, un mezzo
prevalentemente in uso fra i giovani che costituiscono anche la fetta
di elettori e di simpatizzanti più ampia.
Sistemi
di comunicazione “moderni” come il web, allontanamento dalla tv e
dai media canonici e la messa in evidenza dei problemi sociali
rappresentano i temi prediletti dal M5S che, facendo leva sul disagio
e sullo scontento suscitato nei cittadini riesce a riscuotere
notevole successo e a porsi come un movimento di cui ci si può
fidare perché “pulito” e lontano dalle consuete abitudini
negative che affliggono il mondo della politica. A tutto ciò va
aggiunta un'altra costituente significativa, rintracciabile nelle
dichiarazioni estreme di Beppe Grillo, il quale si impegna non
soltanto a sottolineare gli scandali della politica ma li corona di
battute volgari (come nel caso dei celebri “Vaffa day”) e di
affermazioni dai toni forti e violenti: basti pensare alle sue uscite
sulla proposta dell'eliminazione di tutti i sindacati esclusa la
Fiom, oppure le sue esternazioni sui tanti privilegi che fanno capo
al Presidente della Repubblica, che mai prima di allora si era osato
contestare, così come si può citare la sua proposta di uscire
dall'Euro per ritornare alla Lira, o della totale eliminazione delle
province o del suo no accanito contro la Tav e l'eliminazione del
finanziamento pubblico ai partiti etc. Sul turpiloquio in verità non
ci sarebbe di che stupirsi poiché, partendo dal presupposto che le
parolacce (in quanto parole) vanno usate tenendo conto sia del
contesto e sia del tono con cui vengono pronunciate, appare evidente
che i nostri politici sono avvezzi a questo tipo di linguaggio e ne
hanno data ampia dimostrazione nel corso nel tempo, per cui non è la
parolaccia in se a destare scandalo ma è il modo in cui essa viene
proferita, tenendo presente che più il tono vocale si alza e più il
discorso assume le sembianze di un monito violento e aggressivo.
Siamo qui difronte ad un aspetto consueto del movimento, una
strategia utile allo scopo di provocare l'ascoltatore grazie
all'ausilio del turpiloquio e dell'aggressività verbale, creando
così un'empatia comunicativa e d'intenti fra chi protesta e chi vi
assiste. Attraverso questa tattica Beppe Grillo riesce ad essere ben
più inciso rispetto all'aplomb classica del politico, il cui
linguaggio intriso di politichese rischia di non rendersi capibile e
interpretabile dagli elettori; tale mossa discorsiva è utile anche
ad avvicinare la figura di Grillo alla gente comune, poiché egli
parla e si esprime come fa la gente normale, colmando quindi la
distanza che spesso separa i cittadini dai politici.
Per
concludere, si può affermare che il M5S gode di una buona popolarità
grazie alle tattiche discorsive e comunicative sopra indicate,
rendendolo, per importanza, alla pari di partiti ben più consolidati
come il PD o il PDL, dimostrando inoltre di essere ben più
lungimirante rispetto a questi ultimi grazie alla rilevanza data a
internet ed ai nuovi media. Resta però da affrontare tutto quel
vasto corpus tematico inerente le forti valenze negative insite nel
M5S, delle quali se ne possono rintracciare tre, a cominciare dal
ruolo di guru che Grillo riveste nel movimento, anche se la sua
funzione si spinge molto più in la, assumendo le sembianze di un
dittatore che distribuisce feroci moniti o diktat fra gli attivisti,
ammonendoli duramente nel caso essi dovessero discostarsi dalle linee
guida del movimento. Questo aspetto solleva la problematica della
democraticità
interna al movimento e della sua presunta esistenza a giudicare dalle
reazioni di Grillo e dai moniti da lui lanciati, qualificando così
il M5S più come proprietà esclusiva di Grillo che come movimento
aperto e riformista.
Una
seconda problematica, sempre legata a quella della democrazia,
riguarda la figura di santone di Gianroberto Casaleggio, il leader
spirituale del movimento,
colui che ha trasmesso il potere performativo a Grillo e che ha
plasmato e creato le ideologie e gli intenti che stanno alla base del
movimento. Il M5S risulta essere così una sottospecie di setta, una
cricca di adepti apparentemente aperta a chicchessia ma sorretta da
rigide regole ferree e governata da due figure: un profeta spirituale
e un messia mediatico.
Infine,
il terzo problema è relativo all'utilizzo di internet e del web come
mezzo prescelto per la distribuzione dell'informazione, facendo con
ciò riferimento al digital divide,
ovvero le forti differenze e capacità d'accesso alla rete che
contraddistinguono i diversi utenti e cittadini. Scegliere la rete
come prevalente mezzo di comunicazione da un lato facilita la
fruizione delle informazioni da parte di coloro che dispongono di un
computer o di un dispositivo che consente una connessione a internet,
ma dall'altro lato impedisce a coloro che non hanno una connessione,
o non dispongono delle conoscenze adeguate per l'utilizzo di
internet, il reperimento delle informazioni del movimento; la scelta
della rete come media prediletto rappresenta un vantaggio
comunicativo solo apparente poiché esclude dal flusso informativo
tutti coloro che con internet non hanno a che fare, soprattutto in un
paese come l'Italia dove l'uso del web è ancora appannaggio di
un'utenza prevalentemente giovane, portando così all'emarginazione
di una fetta di possibili elettori particolarmente elevata. Bisogna
però aggiungere che per ovviare a questo aspetto Grillo ha
ampiamente sfruttato le piazze e gli ampi spazi aperti cittadini per
avvicinarsi il più possibile anche a quell'elettorato che dal
movimento resterebbe altrimenti escluso, ed in questo ritroviamo
l'ennesimo e felice aspetto comunicativo del M5S, ovvero la
prossimità alla gente, la vicinanza agli elettori, i quali assistono
al comizio del leader non dallo schermo di un televisore o dalla
platea di un palcoscenico, ma sono coinvolti direttamente
dall'attiguità al leader che incita il pubblico a prendere parte al
clima di disagio veicolato dai suoi sproloqui.
Non
potendo qui trattare più ampiamente queste interessanti tematiche,
non ci resta che concludere dicendo che il M5S si presenta come un
partito da un lato fortemente proiettato verso il futuro, avendo una
concezione “interattiva” e “ipertestuale” della politica,
mentre dall'altro lato la carenza d'intenti e di proposte alternative
concrete rischia di connotare il movimento come privo di contenuti ed
incapace di fare, evidenziando anche in questo caso un non saper e un
poter fare. Del resto, non si possono ancora avanzare delle critiche
positive o negative sull'operato del M5S, poiché esso non possiede
l'adeguata esperienza e conoscenza diretta, sul campo, della politica
e, checché ne dica Grillo, per cambiare e stravolgere la politica
bisogna utilizzare la politica stessa.
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