domenica 10 febbraio 2013

PDL S.p.A. - la fabbrica delle storie


Appurate le carenze e gli sbagli in ambito comunicativo della sinistra, ora cerchiamo di rintracciare gli elementi che hanno testimoniato le consecutive vittorie elettorali del centrodestra negli ultimi anni. Più che affrontare un discorso per tappe successive sarebbe più opportuno avanzare una trattazione molto più generale sull'identità comunicativa del PDL, questo perché il partito è mosso, sin dalla sua fondazione, da un leader/guru/oracolo/guida spirituale che detta la direzione da seguire ed induce i suoi fedeli a seguirlo, alla stregua di un messia. Anche io, come Bersani, sono caduto nella trappola delle metafore, metacomunico ciò che voglio dire ma, a differenza di Bersani, le metafore mi sono figurativamente utili per arrivare al nocciolo della questione. Ho parlato infatti di messia e di guida spirituale facendo quindi riferimento all'ambito del divino, dell'ultraterreno in relazione ad una figura politica inevitabilmente carismatica e talmente rilevante all'interno del partito da essere in grado di monopolizzare sia gli orientamenti ideologici dei suoi seguaci e sia di condensare l'attenzione dei media su di se.

La storia del Popolo della Libertà è la storia politica di Berlusconi, possiamo tranquillamente dire che si tratta della medesima cosa, la medesima anima che da un lato muove una persona e dall'altro governa le menti di un partito ed è proprio grazie a questa enorme capacità che il PDL è riuscito ad essere uno dei partiti più coesi degli ultimi anni. Il carisma del leader infatti riesce nel felice intento di realizzare una grande fratellanza, una grande armonia interna al partito che ne ha garantito la compattezza e la staticità per molto tempo, sino a quando sul finire del 2011, le pressioni avanzate dalla Germania nei confronti dell'Italia fecero obbligare Berlusconi a rassegnare le dimissioni dando così l'avvio al governo tecnico presieduto da Mario Monti. Anche se il Cavaliere si è prodigato in campagna elettorale a sottolineare il fatto che non sono stati i governi europei, in particolare quello tedesco, ad indurlo alle dimissioni bensì una serie di convergenze, o di pure casualità negative, che lo hanno portato a fare “un passo indietro” per il bene del paese, la realtà dei fatti è invece quella per la quale il premier non aveva più un'ampia maggioranza in parlamento che gli consentisse di governare e, parimenti, di prendere adeguate decisioni per fare fronte alla crisi economica i cui effetti negativi si era tentato di arginare con ben tre manovre finanziarie nell'arco di pochi mesi l'una dall'altra. Fu così che la magia si interruppe e la storia del PDL, il partito che incassò il più ampio consenso elettorale nella storia della repubblica, finì per non avere un lieto fine.

Dopo avere, seppur per sommi capi, cercato di riassumere i fatti ora tentiamo di introdurre i fattori che per tutti questi anni hanno consentito le vittorie elettorali del centrodestra e che hanno permesso alla figura di Berlusconi di restare sempre in primo piano. Per fare ciò, dobbiamo partire dal principio, cioè dalla famosa discesa in campo del 1994, e già qui ci imbattiamo in una prima peculiarità, ovvero l'espressione stessa “discesa in campo”: la parola “discesa” suggerisce che una persona posta in una posizione dominante, ad un livello di superiorità, si abbassi ad un livello inferiore per raggiungere un luogo a lui distante o poco conosciuto, identificabile in questo caso nel mondo della politica. Inoltre, la parola “campo” fa riferimento ad uno spazio vasto ed aperto dove si disputano delle battaglie o delle guerre, seppur metaforiche poiché in tal caso il rimando è agli scontri ideologici in parlamento con i compagni della sinistra nei quali il Cavaliere individuò il nuovo nemico comunista. Quindi, siamo d'innanzi ad un uomo che, collocato ad un livello gerarchico più elevato della norma, scende dal suo piedistallo per raggiungere il campo di battaglia della politica, luogo nel quale intende vincere candidandosi alla presidenza del consiglio. 

La battaglia elettorale viene vinta da Berlusconi soprattutto tramite alcune trovate originali, prima fra tutte l'annuncio della sua discesa in politica tramite il videomessaggio nel quale spiega i motivi che l'hanno indotto ad entrare in politica, fatta eccezione per il nemico comunista che ne rappresenta la vera causa. In questo annuncio si esplicano i motivi che hanno mosso il Cavaliere e si tratta di motivi prevalentemente sentimentali, testimoniati dal suo amore per la patria e per il suo paese e il concetto dell'amore è il primo ad essere pronunciato nel discorso, seguito dai concetti di “radici” (la patria natia), da quello di “speranze” (la possibilità di essere eletto presidente del consiglio) e da quello di “orizzonti” (il futuro prossimo, quando sarà al comando del paese). Si tratta di concetti esclusivamente astratti che possono emotivamente coinvolgere l'elettorato poiché esso stesso si può riconoscere nella descrizione di un uomo che ama il sua paese e che si pone degli obiettivi coraggiosi da perseguire. Si tratta di una favoletta, una breve storiella dove è rintracciabile un oggetto di valore di cui ci si vuole impossessare (la carica pubblica), un soggetto ed un destinatario, in questo caso rappresentati dallo stesso attore (Berlusconi), i quali, per congiungersi con l'oggetto di valore, necessitano di alcuni investimenti modali come un sapere ed un poter fare, così come essi abbisognano di alcuni aiutanti (gli elettori) per portare a termine questa sorta di programma narrativo. Di nuovo, possiamo riconoscere in questa favoletta un parallelismo con la dimensione divina ed onirica: dopo quello inerente il ruolo di guida spirituale del leader incontriamo quello dell'ascendenza dall'alto, dal regno dei cieli, dal gradino più alto dal quale il Cavaliere-messia è sceso per raggiungere la terraferma, il suolo terrestre. 

E fu così che questa figura arrivata da un mondo lontano vinse le elezioni in virtù della sua novità e della ventata di promesse che ebbe modo di distribuire e che, ancora oggi, continua a seminare senza sosta e con ciò siamo giunti ad un altro elemento distintivo di Berlusconi, ovvero la dichiarazione delle promesse: arrivando dal mondo dell'imprenditoria, del marketing e della pubblicità egli conosce perfettamente le regole cognitive e psicologiche che si annidano dietro a queste tattiche persuasive per ammaliare l'elettorato ed è per questo che ogni qualvolta se ne presenta l'occasione non perde tempo per sfoggiare le sue ricette politiche contro ogni male del paese poiché lui, dall'alto della sua divina sapienza, è detentore di ogni risposta a qualsivoglia grattacapo. Qual'è il segreto per fare ciò, visto che le promesse in campagna elettorale le fanno tutti? Il segreto è spararla grossa, più inverosimile è la proposta e più l'attenzione collettiva della politica e dei media si concentrerà su di lui. È da qui che si sviluppò il germe dell'antiberlusconismo che rappresenterà dal '94 in avanti l'unica e prevalente attività della sinistra, ovvero opporsi a Berlusconi in ogni modo; sta di fatto che il bacillo dell'antiberlusconismo si annidò anche in Veltroni il quale, nel 2008, invece di mettere in atto una vera e propria campagna elettorale fatta da proposte concrete e da alternative valide, si è distinto per una mera contrapposizione di fatto a Berlusconi.
Questa strategia delle promesse ha giocato un indubbio vantaggio nei termini di gradimento e consenso elettorale per il centrodestra ma ha simboleggiato anche un'arma nei confronti della sinistra, inducendola più ad una campagna antiberlusconiana piuttosto che alla costruzione di un'identità solida di centrosinistra.

Per quanto concerne le fatidiche promesse da campagna elettorale, al Cavaliere è stato sufficiente nominare argomenti a caso nell'arco di qualche giorno per far ripiombare su di se l'attenzione di tutti i media. Nell'ordine, il Cavaliere ha nominato: Mussolini durante la Giornata della Memoria delle vittime del nazismo, la restituzione del pagamento dell'IMU alle famiglie poiché essa rappresenta la tassa più odiata dagli italiani, l'acquisto di Balotelli da parte del Milan, l'adozione di un cagnolino trovatello con tanto di foto pubblicate sul web e, per ultima, la promessa di 4 milioni di nuovi posti di lavoro.

Veniamo ora alla presenza ed all'immagine di Berlusconi che si identifica soprattutto per due caratteristiche principali: la bassa statura e il sorriso smagliante. Il non essere alto lo porta ad avere un portamento eretto ed impettito in modo da dare almeno l'idea di essere più alto e l'immagine di una persona eretta veicola un sentimento di determinazione ed autorità, ovvero il piglio esatto che deve avere un leader. Il sorriso, invece, diffonde anch'esso una sensazione di sicurezza e si identifica come un segnale pacifico ed amichevole: infatti Berlusconi sorride sempre e comunque ed il sorriso rappresenta, forse più di ogni altra cosa, il suo marchio distintivo.

Venendo al linguaggio, il Cavaliere non ha il dono della sintesi, parla a ruota libera ed ama raccontare storie, gli piace tenere testa all'attenzione dell'ascoltatore perché in un modo o nell'altro saprà sempre come intrattenerlo ed è proprio grazie a questo dono del menar favella che il Cavaliere è riuscito in tutti questi anni a “darla a bere” agli italiani, è riuscito nell'intento di convincere e ammaliare l'elettorato, soprattutto dopo gli scandali sessuali che lo coinvolsero e che condussero il suo governo ad un lento declino: nonostante i consensi degli elettori nell'operato del governo fossero sempre più risicati, sino a raggiungere soglie di impopolarità molto elevate, Berlusconi è riuscito a carpire l'attenzione dei cittadini grazie alle sue fatidiche promesse ed al suo piglio disinvolto da bravo cantastorie. In questo si traduce l'operato del Cavaliere, la sua strategia comunicativa più efficacie, cioè raccontare storie, essere capace di abbindolare l'interesse del cittadino con un racconto dal lieto fine e questo si traduce inevitabilmente in vittoria alle elezioni. Egli esprime quello che gli italiani vogliono sentirsi dire e le sue promesse fatte durante la campagna elettorale delle amministrative del 2013 ne sono un chiaro esempio: i cittadini italiani trovano che l'IMU sia una tassa ingiusta e iniqua? Bene, Berlusconi promette di eliminare l'IMU dalla prima casa perché, a suo dire, la prima casa è “sacra” e con questo siamo dinfronte all'ennesimo riferimento al divino. Ma non solo Berlusconi promette di eliminare l'IMU, bensì dichiara anche di restituirne l'esoso pagamento agli italiani che si ritroverebbero così in tasca i soldi spesi per quella tassa così vituperata. Altro giro, altra promessa: in Italia il mondo del lavoro è uno fra i settori più in crisi? Bene, Berlusconi promette la creazione di 4 milioni di nuovi posti di lavoro. Come ci riuscirà? Poco importa, l'importante è che l'abbia detto. Oppure si può citare la promessa calcistica grazie all'acquisto di Balotelli da parte del Milan, un tempo giocatore della squadra antagonista, l'Inter, e con questa mossa strategica è riuscito a compiacere tutto quel vasto elettorato fatto da tifosi milanisti, essendo il Cavaliere anche presidente del Milan.

Ma un altro, e non meno importante, aspetto della comunicazione del Cavaliere è la cosiddetta “smentita”: Berlusconi si ritrova spesso a smentire se stesso e le proprie dichiarazioni dando vita ad una sorta di autoreferenzialità che altro non fa che creare un circolo vizioso di detto e non detto, precisazioni e chiarimenti continui dando l'impressione di un continuum anaforico al solo scopo di corroborare il celebre detto del “che se ne parli bene o che se ne parli male, basta che se ne parli”. Ne rappresentano un esempio lapalissiano le diverse versioni deposte in merito alla fatidica Ruby Rubacuori, la ragazzina minorenne e di origini marocchine che, stando alle indiscrezioni della stampa, sarebbe stata arrestata per furto a Milano ed in seguito rilasciata dalle forze dell'ordine grazie ad un tempestivo intervento di Berlusconi stesso, il quale svelò la parentela fra Ruby e l'allora presidente egiziano Mubarak: essendo stata descritta come la nipote del presidente egiziano, Ruby venne affidata alla consigliera regionale del PDL della Lombardia Nicole Minetti. Successivamente, nel corso di un'intervista a SkyTg 24 nel gennaio 2013, il Cavaliere dichiara: “Mai detto che Ruby era nipote di Mubarak. Io non l'ho mai detto... è stata un'invenzione dei giornali, lei mi aveva detto di essere figlia di una famiglia vicina al presidente Mubarak ”. Peccato che le intercettazioni in mano agli inquirenti rivelino che nella telefonata fatta alla questura di Milano Berlusconi avesse proprio etichettato Ruby come nipote di Mubarak.
Così come rappresenta un esempio clamoroso ed imbarazzante di smentita tutto ciò che fuoriuscì dalle inchieste sessuali successive al caso Ruby che investirono il Cavaliere e che svelarono un torbido giro di festini ed orge nell'abitazione privata di Berlusconi, durante le quali l'ex premier distribuiva poltrone da consiglieri regionali e di raccomandazioni per apparizioni cinetelevisive alle ragazze partecipanti. Anche in questo caso, Berlusconi si inerpicò sugli specchi nel tentativo di dare spiegazioni e nel giro di poco tempo i festini e le orge vennero giustificati come “gare di burlesque”, rasentando il limite del ridicolo. Oppure, ben più brevemente, si può citare il caso dell'abbassamento delle tasse, un tema molto caro al centrodestra e figurativizzato con l'espressione “non mettere le mani nelle tasche degli italiani”. Infatti, nel corso del 2010 Berlusconi annunciò l'imminente taglio delle tasse, anche se in un nota successiva di Paolo Bonaiuti, il suo portavoce, si precisò che “questa frase del presidente Berlusconi non è mai stata pronunciata”.
Si potrebbe andare avanti ad oltranza citando esempi su esempi ma anche questi pochi riportati sono sufficienti per rendere l'idea della tattica manipolatoria del Cavaliere: lui (s)parla, gli altri (s)parlano di lui e tutti noi (s)parliamo di lui, nel bene o nel male e questo sistema è utile a vincere le elezioni ma non, evidentemente, per poter governare e questo Berlusconi lo sa bene dato che è la sesta volta che si ricandida.

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